La vecchia Inverno e il giovane Marzo

Inverno invecchia velocemente. Il suo nome passa da Autunno ad Ottobre, Novembre e Dicembre che le lasciano il cammino, quando ancora è regale, il manto di foglie gialle, arancioni e rosse è ancora vivace e lei è creatura matura. Poi arriva Gennaio ed il suo manto si veste di brina, nebbia e fiocchi di ghiaccio e lei diviene candida creatura. Diviene Inverno. Gelida, scostante donna ammantata di freddo.
Febbraio la lascia passare sul suo terreno spoglio e bruno, duro e infecondo, osservandone i regali movimenti e la corona di ghiaccio che s’innalza al cielo grigio.

Inverno, maestosa e anziana creatura.

Marzo invece non è lieto di farla passare. Lui ama da sempre la giovane e acerba Primavera e desidera incontrarla ogni nuovo anno sempre più.
Anno dopo anno attende di vederla arrivare, col suo manto di erbetta fresca, verde brillante e piccoli fiori di campo a costellarlo come le notti piene di stelle che possono vedere Aprile, Maggio e Giugno ed a cui Marzo tanto anela. Purtroppo però incontra sempre la gelida e vecchia Inverno ed il fatto che la odi per questa sua privazione è ormai cosa nota a tutti. Ad ogni passo cerca di farla inciampare, ogni radice o spino sono una scusa per ferirla, e quando nel gelo che lei stessa lascia dietro sé lui cerca di farla scivolare ormai non è sorpresa per nessuno.

Leggenda narra che nella notte dell’ultimo giorno di Marzo, Inverno sta ormai per scivolar via stringendo il fresco e fragrante cuore di Primavera dentro sé, portandolo verso Aprile senza dar cenno di volerlo liberare.
Marzo è affranto e piangente di pioggia ed è così costernato e triste che il dolce Aprile non può far a meno di avvicinarlo per sentir quale sia la causa del suo così vasto e intenso dolore.
«Che ti accade, mio piccolo e triste Marzo? Cos’è che ti angustia così tanto?»
«Oh dolce Aprile, ti prego, aiutami. Aprile dal cuore generoso, permettimi di incontrare la dolce Primavera che tu vedi ogni anno, mentre a me è preclusa ed ho solo le ossa dell’arcigna Inverno a trafiggermi il costato.»
«Come potrei mai fare, Marzo, ad aiutarti? Non può esser così male Inverno!»
«Caro Aprile, lascerò che Inverno ti raggiunga nel primo giorno del tuo mese e la conoscerai e se nemmeno il tuo abbraccio accogliente la scioglierà, allora mi darai due giorni del tuo bel mese per ucciderla e far rinascere Primavera. Così che io possa vederla almeno una volta!»
«Giovane Marzo se questo potrà lenire il tuo dolore: così sia. Domani incontrerò Inverno e dall’intensità del suo abbraccio deciderò se aiutarti o no.»

Così Inverno arrivò da Aprile e Aprile allargò le sue braccia per invitare la vecchia a crogiolarsi nel suo tepore. Spalancò le nubi e lasciò scorrere il sole sulla gelida Inverno che, con sdegno, si girò dall’altro lato e proseguì il suo gelido cammino.
Aprile rimase molto deluso dal freddo indifferente di Inverno, talmente deluso che nottetempo lasciò il suo posto a Marzo, come promesso.
Di soppiatto, senza nemmeno che Inverno se ne accorgesse, Marzo trafisse il cuore della vecchia stagione liberandolo dal ghiaccio e lasciando che le gocce di brina divenissero più tiepide gocce di rugiada e che rifiorisse il caldo cuore di Primavera ivi racchiuso.

Marzo così, da allora, ebbe modo di aver tre giorni a prestito da Aprile, così da compiere al suo dovere e riportare Primavera, per poterla vedere rinascere in quella notte silenziosa dopo l’ultima tempesta di Inverno…


Quella che avete appena letto è solo una mia trasposizione di quella piccola credenza che qui, nelle terre di Urbino, i contadini si tramandano di generazione in generazione. Il due e tre di Aprile sono i giorni “in prestito”. Sono quei giorni in cui non bisogna potare piante e fiori, bisogna stare in attesa. In attesa che Marzo uccida Inverno e liberi Primavera.
Spero che la mia versione della storia vi sia piaciuta.

 

In memoriam Mario Setti (Rip. Novembre 2013)
«Mi raccomando: tienti curata e d’acconto, abbiamo solo questa vita da vivere e vale la pena di farlo nonostante tutto.»

Pubblicato da Blue Ylith

Sono solo un'ombra del bosco.